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Bibbiano e affidi, tutta la verità: «I Tribunali minorili andrebbero soppressi»

Pubblichiamo, oggi, la seconda parte dell’intervista al giornalista Maurizio Tortorella, autore del libro “Bibbiano e dintorni” (Paesi edizioni), che ieri ha detto cose molto importanti. Lo tsnunami causato dalla Procura di Reggio di Emilia ha, inevitabilmente, portato con sé i detriti di un sistema normativo vecchio, ma anche tante polemiche, veleni, inefficienze e strumentalizzazioni.

La politica è responsabile di quanto accaduto? Esiste davvero il “Partito di Bibbiano”? Che cosa accadrebbe in Italia se una qualsiasi Procura italiana decidesse, improvvisamente, d’imitare quella di Reggio Emilia? Chi sono i giudici onorari minorili?

Inoltre, per quanto riguarda i Tribunali minorili, Tortorella ci spiega che…

D: Che cosa pensa della strumentalizzazione operata dalla politica sul caso Bibbiano?

R: Penso tutto il male possibile. Da una parte e dall’altra dello schieramento. La campagna elettorale fatta sulla pelle dei bambini è stata uno spettacolo ripugnante.

D: Politica che dovrebbe assumersi la responsabilità di un quadro normativo vago, insufficiente e vecchio. Al di là del triste sfruttamento a fini elettorali della vicenda Bibbiano, dove sarebbe necessario intervenire per rendere il sistema più efficace e trasparente?

R: Innanzitutto, riscrivendo l’articolo 403 del codice civile. La nuova norma dovrebbe vietare l’allontanamento dei minori dalla famiglia senza un fondato e provato motivo.
In seguito, si dovrebbe agire sulle procedure della giustizia minorile, stabilendo, senza fraintendimenti, le regole entro cui i giudici possono operare.

D: Tornando velocemente alla polemica politica, sembra un paradosso, ma è stato proprio un esponente del cosiddetto “Partito di Bibbiano”, a cercare di mettere un po’ d’ordine sulla materia…

R: Sì. Ed è corretto riconoscerlo e ricordarlo. Con una lunga direttiva, infatti, l’ex ministro della Giustizia, Andrea Orlando, scrisse (siamo nell’ottobre del 2016 ndr) al capo Dipartimento della giustizia minorile e di comunità, chiedendogli una fotografia della situazione sull’affido dei minori ai servizi sociali. In sostanza, il ministro chiedeva trasparenza: voleva alzare il velo sulla diffusa opacità dell’intero sistema. Un’esigenza motivata anche dai costi – così scriveva – “talvolta esorbitanti che vengono sostenuti dal ministero e dagli enti territoriali”.

D: Quali sono state le reazioni alla richiesta dell’ex ministro Orlando?

R: Non si sa quale sia stata la risposta dei suoi funzionari. Anzi, sarebbe molto apprezzato se Orlando sfruttasse l’occasione per fare chiarezza su questo passaggio, purtroppo, anch’esso opaco. Comunque, resta ferma una considerazione…

D: Cioè quale?

R: Tre anni fa, quindi ben prima che scoppiasse lo scandalo di “Angeli e Demoni”, un ministro della Giustizia s’era posto il problema di risolvere l’intricato intreccio che coinvolge Tribunali, psicologi, terapeuti e case-famiglia. Prima di Orlando, per anni nessuno aveva mosso un dito per tentare indagare in questo sistema d’interessi, per potenziare i controlli, individuare tariffe standard uguali per tutti, e magari per modificare gli opachi criteri d’assegnazione delle gare d’appalto.

D: Bisognerebbe imporre ai Comuni almeno la creazione di una banca dati degli affidi…

R: Certo. Un archivio aggiornato dove indicare, senza margine di errore, il numero preciso dei bambini allontanati dalle famiglie, e in quale struttura saranno temporaneamente alloggiati. Particolare, quest’ultimo, tutt’altro che secondario poiché le famiglie non sanno nulla della destinazione dei figli.

D: Alcune famiglie coinvolte dallo scandalo, infatti, hanno protestato vivacemente…

R: Aggiungerei: a ragione. Consideri che dei 10 bambini protagonisti del caso Bibbiano, finora, solo in quattro sono tornati a casa. I loro genitori, per mesi, sono rimasti del tutto all’oscuro del percorso intrapreso dai figli. Si ponevano domande, come avrebbe fatto qualsiasi genitore: con chi e dove sono stati? Che cosa gli hanno fatto? Hanno somministrato loro dei farmaci? Sono stati nutriti regolarmente e adeguatamente? Tutte domande senza risposta. Lo dico da genitore e da cittadino, ancor prima che da giornalista: questo sistema è aberrante.

D: Esistono, purtroppo, anche gli abusi veri.

R: Ovviamente! Certo che esistono. In quel caso, se ne esiste anche solo il sospetto, è opportuno sospendere al genitore presunto abusatore il diritto al contatto con il proprio figlio/a. Se poi degli abusi si accerta la fondatezza, è giusto recidere il “cordone ombelicale” che lega il minore con la famiglia d’origine. Ribadisco, però, solo di fronte a casi accertati oltre ogni ragionevole dubbio.

D: Ipotizziamo uno scenario. Che cosa accadrebbe, secondo lei, se una qualsiasi Procura italiana decidesse, improvvisamente, d’imitare quella di Reggio Emilia?

R: Se ognuna delle Procure aprisse un faro, un’indagine, sui servizi sociali e sulle modalità di spesa per gli affidi minorili non so dire se troverebbe elementi tanto gravi come quelli evidenziati dall’accusa a Bibbiano, ma sono fermamente convinto che quasi ovunque scoprirebbero anomalie nella gestione amministrativa. Anomalie gravi. E scoprirebbe anche moltissimi allontanamenti ingiustificati.

D: Un altro scandalo dell’inchiesta “Angeli e Demoni”, di cui pochissimo si parla, riguarda la figura dei giudici minorili onorari. Può, in sintesi, spiegare chi sono e fare una fotografia della situazione in Italia?

R: Nei 29 Tribunali per i minorenni, e nelle 26 Corti d’Appello Collegate, oggi lavorano 1.129 magistrati “onorari”, che affiancano i magistrati di carriera. Per maggiore esattezza, sono 746 quelli in organico nel primo grado e 383 quelli presenti nelle Corti d’Appello.

D: Anche in questo caso torniamo al problema di un ordinamento vecchio…

R: Purtroppo sì. A una legge scritta oltre ottant’anni fa che li definiva allora “componenti privati dei Tribunali per i minorenni”.

D: Se prima era il re a nominare gli “onorari” a chi spetta, oggi, l’incombenza?

R: Al Consiglio Superiore della Magistratura di concerto con il ministro della Giustizia.

D: Come si diventa giudici onorari minorili?

R: La selezione avviene ogni tre anni attraverso un concorso pubblico che tiene conto di graduatorie stilate dagli stessi Tribunali per i minorenni. Per diventare onorario bisogna aver compiuto almeno trent’anni e non averne superato i settanta. Non serve una laurea, perché è sufficiente essere considerato un esperto di una delle cinque materie elencate nel Regio Decreto del 1934 (cultori di biologia, di psichiatria, di antropologia criminale, di pedagogia, cui si è aggiunta poi anche la sociologia, ndr). Il punto fondamentale è che hanno lo stesso peso operativo dei magistrati di carriera, i “togati”.

D: Prima della circolare del Csm, datata 26 ottobre 2015, che ha imposto un giro di vite sull’attività degli “onorari”, l’opera dei magistrati aggiunti si distingueva per una certa disinvolta anarchia, spesso sfociata nel conflitto d’interessi…

R: Si tratta di uno scandalo giocato sulla pelle dei bambini, per anni tollerato dagli stessi Tribunali. Circostanza che lo rende ancor più intollerabile. Nel 2015, il lavoro certosino, per quanto inevitabilmente artigianale, condotto dall’avvocato Cristina Franceschini della onlus “Finalmente Liberi”, ha smascherato il “doppio gioco” degli onorari.

D: Cioè cosa è emerso da quell’indagine?

R: L’indagine dimostrava, inequivocabilmente, come 156 giudici onorari dei Tribunali per minorenni, più 55 delle Corti d’appello operassero in conflitto d’interesse, oppure, in condizione d’incompatibilità. Si trattava di ben 221 giudici onorari sui 1.082 dell’epoca: uno su cinque. Per farla breve, a decidere la sorte dei bambini erano figure professionali vicine alle strutture d’accoglienza (casa-famiglia), spesso retribuiti con contratti di consulenza, in alcuni casi addirittura fondatori, soci o magari membri del consiglio d’amministrazione delle stesse case famiglia. Legami, insomma, scorretti, se non addirittura ambigui, capaci di alimentare il sospetto di potenziali ricadute economiche.

D: La circolare del Csm nasce sulla scorta dell’indagine realizzata da “Finalmente Liberi”?

R: Sono certo che questa Onlus abbia contribuito moltissimo. Oggi per gli onorari non è ammesso avere “cariche rappresentative in strutture comunitarie ove vengono inseriti minori da parte dell’autorità giudiziaria”. Inoltre, il Csm stabilisce anche che non possano più diventare giudici onorari quanti svolgono “attività di operatore sociosanitario o di collaboratore a qualsiasi titolo delle strutture medesime, pubbliche e private”.

D: Inizia una nuova era?

R: È un passo avanti, ma aspetterei a cantare vittoria. Purtroppo il Csm non prevede ancora sanzioni per il giudice scoperto in conflitto d’interessi. E, soprattutto, mancano i controlli. Tutto si basa, di fatto, su un’autocertificazione che attesti l’assenza di collaborazioni scorrette. Consulenze, nella maggior parte dei casi, improvvisamente scomparse anche dalle pagine dei curricula. La furbizia si adegua alle circolari…

D: Vogliamo parlare anche dei Tribunali minorili?

R: Per quanto mi riguarda, mi sono convinto che andrebbero soppressi.

D: Addirittura?

R: Sì. Dal mio punto di vista sarebbe più utile creare sezioni specializzate sui minori presso i Tribunali ordinari civili e penali: uffici giudiziari sottoposti alle stesse regole della giustizia ordinaria.

 

– fine seconda parte, conmtinua domani

 

 

 

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