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Innovazione, la Silicon Valley e altri player nel mondo

Se fino ad oggi la Silicon Valley ha rappresentato il centro globale della tecnologia e dell’innovazione, nei prossimi anni altre zone del mondo potrebbero contenderle il primato.

Se fino ad oggi la Silicon Valley ha rappresentato il centro globale della tecnologia e dell’innovazione, nei prossimi anni altre zone del mondo potrebbero contenderle il primato.

Infatti con lo scoppio della pandemia, diverse società hanno ridotto personale o addirittura chiuso le loro sedi in California per cercare condizioni migliori altrove. A cominciare dai Big Tech[1] che negli ultimi mesi hanno aperto nuovi centri a New York. Complessivamente, Amazon, Google, Facebook e Apple hanno assunto finora più di 2.600 dipendenti nella città quest’anno, portando la loro occupazione totale a oltre 22.000 persone.

Se il Covid-19 ha frenato lo sviluppo di alcune zone strategiche americane, ad altre ha permesso di guadagnare terreno. In Cina, dove la situazione sta tornando alla normalità, diversi distretti stanno rinnovando le infrastrutture tecnologiche e aggiornando i propri impianti , come i data center. Insomma in uno scenario che sta cambiando rapidamente, la battaglia dell’innovazione si gioca anche sul campo geopolitico.

LO SVILUPPO DIGITALE DI NEW YORK

Come tutte le città del mondo, anche New York ha risentito degli effetti del Covid-19 nell’economia. I bar hanno ridotto gli orari di apertura; i negozi hanno registrato meno vendite; gli hotel hanno visto arrivare meno turisti rispetto al passato. Guardando i grattacieli la sera le luci accese sono assi meno rispetto a quelle che si potevano vedere fino allo scorso marzo. Secondo uno studio della Cbre, società immobiliare newyorkese che gestisce edifici a uso commerciale, solo il 12% degli impiegati è tornato a lavorare.

Eppure i Big della tecnologia hanno compiuto delle scelte in controtendenza, acquisendo più spazi e aumentando il proprio organico nella Grande Mela. A cominciare da Facebook che ha affittato il Farley Building, un ex ufficio postale costruito nel 1912 che si affaccia su Pennsylvania Station. Per la società di Mark Zuckerberg si tratta di un’operazione dalla portata notevole, dato che consente di triplicare nella Grande mela la propria forza lavoro. Google invece si era mossa già prima della pandemia, tanto che 2000 ha aperto il suo primo ufficio a e oggi  conta un campus aziendale di notevoli dimensioni all’interno e del quartiere di Chelsea a Manhattan.

Ma perché proprio New York? I motivi sono da ricercare sia crescita della tech-economy sia nelle mille opportunità che la città è in grado di offrire. Infatti l’amministrazione di Andrew Cuomo ha messo in atto politiche vantaggiose per le società innovative, come detrazioni fiscali e incentivi. Poi, come ha spiegato Kia D. Floyd, dirigente di Facebook , New York  essendo  una città che si adatta ai cambiamenti e che valorizza le diversità, per le multinazionali rappresenta una fonte di ispirazione.  Ma anche i giovani possono trarre beneficio trasferendosi a New York, dove ci sono 70 acceleratori tecnologici (alcuni specializzati in settori come la salute o la finanza), 44 scuole di programmazione e più di 500 programmi per la formazione e l’istruzione tecnologica.

UNA BATTAGLIA GLOBALE

Ma il settore dell’innovazione non conosce confini e in futuro altre città potrebbero contendere le preferenze delle aziende tecnologiche. Se paesi come il Giappone o la Corea del Nord sono in rallentamento, altri come Cina e Brasile stanno potenziando i propri hub tecnologici. Un esempio è la regione di Greater Bay, in Cina, composta da nove città della Cina continentale, tra cui Shenzhen  (sede di Huawei) e Guangzhou (sede di cinese di diverse multinazionali di supply chain).

Anche il Brasile, che negli ultimi anni ha registrato un deciso aumento del Pil, ha il suo distretto tecnologico. Salvador de Bahia è stata ribattezzata “la Silicon Valley Nera”, chiamata così per la forte presenza di afro-brasiliani.  Nel 2016 è nata Vale Do Dende, acceleratore di start-up che in questi anni ha supportato imprese innovative che operano nel sociale come Traz Favela (app di cibo per le persone più povere), Diaspora Black (turismo) e Afro Saude (primo soccorso).

In uno scenario così mutevole, oltre alla ripresa economica, l’ultimo auspicio per Europa rimane il Recovery Found-Next Generation accompagnato da un serio

[1]: https://www.nytimes.com/2020/10/13/nyregion/big-tech-nyc-office-space.html

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