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Tesla: storia e prospettive della società

Spedizioni spaziali, un ottovolante in Borsa, svolte storiche nella ricerca sulla connessione tra intelligenza artificiale e intelligenza umana: il 2020 è statodavvero  un anno cruciale per Elon Musk, il geniale fondatore di Tesla, l’auto elettrica più venduta al mondo. In questa seconda parte dell’articolo, storia e prospettive della società.

Spedizioni spaziali, un ottovolante in Borsa, svolte storiche nella ricerca sulla connessione tra intelligenza artificiale e intelligenza umana: il 2020 è statodavvero  un anno cruciale per Elon Musk, il geniale fondatore di Tesla, l’auto elettrica più venduta al mondo. In questa seconda parte dell’articolo, storia e prospettive della società.

Piccola, ma grandissima

Malgrado la crescita impetuosa, Tesla resta molto piccola in confronto ai concorrenti: nel primo trimestre 2020 la casa di Musk ha prodotto 103mila auto, contro i 2,4 milioni di Toyota. Nel 2019 i volumi del venduto di Tesla sono stati buoni, con 367.500 vetture, ma l’anno scorso (malgrado la crisi) Volkswagen ha venduto 8,9 milioni di auto, Toyota 8,5 milioni, Fca-Psa 7,1 milioni, General Motors 6,3.

Tesla, comunque, va ben oltre le sue effettive dimensioni, perché Musk ha saputo infonderle un’aura speciale, creando nel pubblico un esercito di seguaci. La sua strategia di marketing è riuscita a far percepire Tesla come «il marchio globale» dell’auto elettrica e questo le ha dato un immenso vantaggio competitivo in termini di brand, un vantaggio che diverrà impagabile quando e se la trazione elettrica si trasformerà da nicchia in quota maggioritaria (Bloomberg ha appena stimato che i veicoli a trazione elettrica circolanti alla fine del 2020 saranno 10 milioni).

Alla fama di Tesla hanno poi contribuito i lanci in stile hollywoodiano dei 4 modelli seguiti al Model S (il Model X nel 2012, il Model 3 nel 2016, il suv Roadster nel 2017 e il Model Y nel 2019).

Alla fine dello scorso aprile, Tesla ha dichiarato di essere vicina alla messa a punto di una nuova batteria che agli ioni di litio «unisce un catodo di nichel manganese e cobalto a cristallo singolo di nuova generazione», e sarebbe «capace di durare per oltre un milione di miglia» (1,6 milioni di chilometri).

Il progetto, denominato «Roadrunner», vuole far scendere il prezzo delle batterie sotto i 100 dollari a kWh. Per intenderci, oggi la batteria più economica costa 156 dollari a kWh; 2 anni fa ne costava 176 e 10 anni fa 1.160. Con le nuove batterie al cobalto  da 100 dollari a kWh si potrebbero produrre auto con più autonomia e più economiche. Una batteria da 50 kWh costerebbe 5mila dollari, contro gli attuali 8-10mila, e i prezzi di produzione e finali si ridurrebbero di molto.

 

Bilanci in perdita per 17 anni (ma ora in attivo da quattro trimestri)

Nel 2015 Forbes aveva definito Tesla «l’azienda più innovativa del mondo», e oggi il mondo si divide tra i seguaci di Musk (che spesso sono anche suoi piccoli e grandi azionisti) e gli scettici che invece sospettano la bolla speculativa.

Malgrado la fama di eccellenza tecnologica, del resto, Tesla ha sempre avuto bilanci in perdita e ha attraversato anche momenti di grave crisi: nel 2013 si parlò a lungo di una cessione a Google, sia pure per 6 miliardi di dollari. E a fine 2019 Tesla ha accumulato un indebitamento finanziario netto di 7,5 miliardi.

Lo scorso giugno, per la prima volta nei suoi 17 anni, la casa ha chiuso in utile il quarto trimestre di fila: 143 milioni di dollari nel terzo trimestre 2019 e 105 milioni nel quarto; 16 milioni nel primo trimestre 2020 e 104 milioni nel secondo.

Questi sono gli ultimi dati di bilancio su base annuale:

  • nel 2017: ricavi 11,7 miliardi di dollari, risultato netto -2,2 miliardi
  • nel 2018: ricavi 21,4 miliardi di dollari, risultato netto -1,1 miliardi
  • nel 2019: ricavi 24,6 miliardi di dollari, risultato netto -775 milioni
  • nel 2020 (1° sem.): ricavi 12,0 miliardi di dollari, risultato netto +120 milioni.

 

Il record del 20 luglio in Borsa (e il record globale di capitalizzazione)

Tesla è stata quotata al Nasdaq il 29 giugno 2010, a 17 dollari per azione. Da allora, in Borsa, non hanno avuto importanza né i bilanci né le dimensioni. In 10 anni il titolo ha registrato una crescita sconvolgente. Il massimo storico è stato toccato lo scorso 31 agosto: 498 dollari.

Il 20 luglio, Forbes aveva aggiornato la sua classifica degli uomini più ricchi del mondo piazzando Musk al quinto posto grazie a un patrimonio personale valutato 74,2 miliardi di dollari. In marzo Musk era al 31° posto, con 25 miliardi.

Da allora sono arrivate le montagne russe, con un crollo e poi una ripresa: l’8 settembre, anche per l’annuncio da parte di General Motors dell’acquisizione dell’11% in Nikola, il produttore di camion elettrici tra i principali rivali di Tesla, il titolo al Nasdaq è crollato a 338 dollari. Il 10 settembre era già risalito a 396.

Sta di fatto che, ottovolante o meno, oggi Tesla capitalizza circa 370 miliardi di dollari ed è la prima casa automobilistica al mondo per valore di mercato: vale oltre 20 volte Fca, 18 volte Toyota, 14 volte Ford, 8 volte GM.

All’inizio di luglio, Musk ha confermato che Tesla «realizzerà veicoli a guida totalmente autonoma entro il 2020». L’affermazione è stata accolta con scetticismo dai concorrenti, abituati all’abile marketing del fondatore di Tesla: in effetti è dal 2016 che Musk ripete almeno una volta all’anno di essere a un passo dalla guida del tutto autonoma. Va segnalato che dal 2018 la retribuzione di Musk è collegata all’andamento del titolo in Borsa, e in più ottiene vantaggi specifici se la capitalizzazione supera i 100 miliardi di dollari: nel 2020 si prevede che il reddito dell’amministratore delegato arriverà così oltre i 350 milioni.

Gli annunci di Musk gli hanno causato un’indagine da parte della Security exchange commission, che nell’estate 2019 aveva reputato illeciti alcuni Tweet in cui Musk ipotizzava un delisting di Tesla. La Sec ha sanzionato Musk per 40 milioni di dollari, l’ha costretto a lasciare la presidenza (conservandogli la carica di Ad) e ha ottenuto che al suo posto salisse Larry Ellison, il presidente di Oracle che dal gennaio 2019 è il 2° azionista individuale di Tesla dopo Musk (ha l’1,7%)

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