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La strage di Ustica tra complottismo e realtà (prima parte)

A leggere le commemorazioni della strage di Ustica, a 40 anni dal maledetto 27 giugno 1980 in cui il Dc9 della compagnia Itavia s’inabissò nel mar Tirreno trascinando con sé 81 vite, si capisce chiaramente che in tanti, anche ai più alti livelli delle nostre istituzioni, non hanno mai letto le carte del processo penale su Ustica.

Che non hanno mai approfondito nessuna delle decine e decine di perizie depositate in quel procedimento, aperto nel luglio 1980 dal giudice istruttore romano Rosario Priore, e terminato con una sentenza definitiva della prima sezione della Cassazione nel gennaio 2007. Si capisce anche – e questo, se possibile, è ancora peggio – che non hanno dato un’occhiata nemmeno alle carte parlamentari.

Suona strano, quindi, che nel 40°, triste anniversario della strage, proprio il presidente grillino della Camera, Roberto Fico, abbia lanciato dichiarazioni bellicose nei confronti di Stati Uniti e Francia. Ha dichiarato Fico: «Sappiamo tutti che quella notte sui cieli italiani c’è stata una vera e propria guerra». E ha aggiunto: «Ora vogliamo sapere quali caccia erano vicino al Dc9». Infine ha lanciato un appello, quasi minaccioso: «Alla Francia o agli Stati Uniti chiediamo risposte sostanziali: bisogna fare un lavoro diplomatico ancora molto importante dicendo che i rapporti si mantengono e si tengono profondi anche sulla lealtà reciproca, rispetto a questi eventi».

Risposte importanti, in effetti, il governo italiano ha ottenuto da tempo. E sono presenti negli atti parlamentari perché furono lette alla Camera dei deputati il 2 dicembre 2010 da Carlo Giovanardi, allora sottosegretario alla presidenza del Consiglio, in risposta a un’interpellanza su Ustica. Ricorda oggi Giovanardi: «Nella mia relazione, che è agli atti della Camera che l’onorevole Fico oggi presiede, citavo testualmente tutti i motivi per i quali prima la Corte d’ appello di Roma e poi la Cassazione penale, con sentenza passata in giudicato, per Ustica hanno escluso categoricamente la battaglia aerea e il missile, parlando addirittura di “fantascienza” e di “trama di un libro di spionaggio”».

In effetti, il 2 dicembre 2010, Giovanardi ricordava alla Camera che «già nelle motivazioni di primo grado, confermate in appello e in Cassazione, “si esclude che i movimenti di aerei militari abbiano interessato il volo del Dc9, essendo stato dimostrato in dibattimento che nell’ora e nel luogo dell’incidente non c’era traccia di velivoli militari nei pressi di quell’aereo”». Giovanardi aggiungeva: «Ciò ovviamente si pone in chiaro contrasto con l’ipotesi iniziale di Priore, dovendo considerare che, una volta accertato il predetto scenario, di fatto si nega che l’incidente sia avvenuto a seguito di un’azione militare».

Per quel che riguarda Francia e Stati Uniti, poi, nessuno sembra ricordare che Parigi ha risposto a 14 rogatorie presentate dalla magistratura italiana, e che Washington ha risposto addirittura a 63 di quelle rogatorie. Il 24 ottobre 2000, il presidente americano Bill Clinton (attenzione: non il tanto detestato Donald Trump dei giorni nostri, bensì il democraticissimo William Jefferson Clinton, accreditato da tutta la sinistra italiana come un politico onesto, autorevole e credibile) scrisse una lunga lettera sulla materia a Giuliano Amato, presidente del Consiglio italiano, dopo una visita negli Stati Uniti nella quale i due governi avevano discusso anche della strage:

«Caro Giuliano», si legge nella lettera, «per quanto riguarda Ustica, gli Stati Uniti hanno fornito assistenza alle autorità giudiziarie italiane per molti anni, nello sforzo che esse hanno condotto per fare luce su questo incidente. Noi abbiamo dato risposta a tutte le richieste provenienti dai magistrati italiani. Abbiamo anche fornito tutte le informazioni atte a fornire ogni possibile indizio sul tragico episodio dell’aereo Itavia, e non siamo a conoscenza di ulteriori informazioni che possano spiegare che cosa sia avvenuto. Io confermo la mia convinzione che non via sia stato alcun coinvolgimento americano di nessun tipo nel disastro di Ustica».

Per la Francia, una parallela risposta via lettera fu indirizzata da Jacques Chirac ad Amato il 27 settembre 2000. In quella missiva, l’allora presidente francese scriveva: «Tredici rogatorie internazionali sono state indirizzate alle autorità giudiziarie francesi dal 6 luglio 1990 al 18 dicembre 1997. Queste rogatorie hanno tutte ricevuto risposte che sono state indirizzate al magistrato richiedente; l’ultima trasmissione data 29 gennaio 1999. Pertanto tutte le rogatorie sono state eseguite. Ma la Francia è pronta a continuare la sua cooperazione piena e intera».

È evidente che il presidente Fico (e milioni d’italiani con lui) ignora tutto questo e, per Ustica, continua a credere al missile o alla «battaglia aerea», o forse alla collisione accidentale con il misterioso caccia americano o francese. Del resto, l’opinione pubblica italiana ignora con altrettanta evidenza i concreti risultati del processo penale scaturito dall’istruttoria di Priore: un procedimento durato 277 udienze, con più di 4mila testimoni, e basato su 1 milione e 750 mila pagine d’istruttoria. Alla fine di quel processo, che aveva i generali dell’Aeronautica come imputati di alto tradimento, il 10 gennaio 2007 la Cassazione ha escluso perentoriamente che il disastro di Ustica sia da ricondurre al missile e alla battaglia aerea.

Continua domani

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