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Cultura

L’infinito suono del rintocco

Molti artisti hanno dedicato al suono delle campane e a ciò che rappresentano diverse opere d’arte. Mi ha sempre colpito per la compostezza dei protagonisti e il grande senso di rispetto che emerge dal loro gesto il quadro di Jean-Francois Millet dal titolo “L’Angelus”. I contadini immobili e con il capo chino, assorti nella preghiera, che viene loro indicata dal rintocco della campane. Sullo sfondo si intravede il campanile, le campagne da lavorare ma quel suono, che giunge da lontano, invita a fermarsi e a dedicare a Dio qualche istante della lunga e faticosa giornata.

E’ l’ora dell’Angelus Domini, la preghiera dedicata a Maria. Sì, perché una volta, quando il tempo era scandito proprio dalla campane, ad ogni rintocco corrispondeva un momento particolare della giornata: suonavano al mattino presto quale sveglia e poi a mezzogiorno, per invitare a una breve pausa dal lavoro, e “quel” suono significava che era anche giunto il momento di recitare la preghiera; poi risuonavano, per tre volte, alla sera, invitando i contadini a rientrare in paese perché l’ora era tarda e iniziava l’imbrunire. Nella preghiera dell’Angelus, quindi, Millet vuole proprio ricordare le sue origini contadine.

Ma Salvador Dalì rimane così ossessionato da quest’opera, che ne studia i dettagli, fornendone diverse interpretazioni, fino a riproporre una sua rivisitazione dell’opera di Millet, utilizzando però le linee tipiche della sua arte. Anche Vincent Van Gogh produce una copia del quadro di Millet, una copia “autorizzata”, visto che il pittore olandese guarda a Millet come ad un maestro, anche se il disegno di Van Gogh si distingue per il tratto più deciso ed energico,  All’ora della preghiera scandita dalle campane è dedicata anche una delicata opera di Giovanni Segantini, dal titolo “Ave Maria a trasbordo”, dove su una “Lucia”, la tipica imbarcazione del lago, viene ritratta una famiglia di pastori, che al tramonto ritorna verso caso.

Tutti stipati nella piccola barca, insieme con le pecore, la mamma abbraccia il figlioletto mentre in lontananza si vede il campanile della chiesa del paesello. Le campane suonano l’Ave Maria delle sei del pomeriggio e tutti hanno il capo chino in segno di rispetto e di preghiera. Anche i poeti hanno dedicato alle campane molti versi, lasciando nel tempo, ognuno a proprio modo, il sentimento che li accomuna verso il suono di questi strumenti musicali.

Giovanni Pascoli in “Alba festiva” scrive: “Che hanno le campane, che squillano vicine, che ronzano lontane ? E’ un inno senza fine, or d’oro, ora d’argento, nell’ombre mattutine”. Ed ancora, sempre Lui, in “Romagna”: “Da’ borghi sparsi le campane in tanto si rincorron coi lor gridi argentini: chiamano al rezzo, alla quiete, al santo desco fiorito d’occhi di bambini”. In maniera più dissacrante ma in realtà dando forza alla simbologia della Resurrezione di Gesù, Friedrich Nietzsche fa una sua osservazione: “Quando in un mattino di domenica sentiamo rimbombare le vecchie campane, ci chiediamo: ma è mai possibile ! Ciò si fa per un ebreo crocifisso duemila anni fa, che diceva di essere il figlio di Dio.”.

Vi è anche da dire che nei giorni che precedono la Pasqua, le corde delle campane vengono legate perché non devono suonare e solo nella celebrazione del Sabato Santo, con l’annuncio che il Sepolcro è vuoto e che Gesù è risorto che si sciolgono le corde e i campanari possono dare sfogo al giubilo della Chiesa facendo risuonare a festa il bronzo del campane.

E forse chi meglio interpreta questo sentimento è un poeta dei bambini, ma che piace tanto anche agli adulti, Gianni Rodari, che in “Campane di Pasqua” trasmette chiaramente la gioia della festa. Ed è con questo poesia, che vi trascrivo per intero, che concludo questo articolo, chiedendovi di leggere con attenzione queste parole, dalla rima facile ma dal significato estremamente profondo: “Campane di Pasqua festose che a gloria quest’oggi cantate, oh voci vicine e lontane che Cristo risorto annunciate, ci dite con voci serene: Fratelli, vogliatevi bene ! Tendete la mano al fratello, aprite le braccia al perdono; nel giorno di Cristo risorto ognuno risorga più buono ! E sopra la terra fiorita, cantate, oh campane sonore, ch’è bella, ch’è buona la vita, se schiude la porta all’amore!”.

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