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Innovazione

La rivoluzione di Orwell per vincere la sfida della trasformazione digitale

Da almeno dieci anni aziende e governi di tutto il mondo lavorano ininterrottamente e su piani differenti per prepararsi alla trasformazione digitale, che da par suo sta mutando le economie globali; un lavoro che garantirà loro successo e prosperità grazie a nuove tecnologie come l’intelligenza artificiale che, d’altra parte, obbliga le aziende a ripensare il proprio funzionamento.

Con questo articolo esamineremo le maggiori sfide dinanzi alle quali si trovano le aziende e i professionisti di tutto il mondo, partendo dal presupposto che si tratta di un processo ineludibile per chiunque, anche nella recalcitrante Italia, dove il livello di alfabetizzazione digitale di aziende e istituzioni è nettamente più basso rispetto alla media dei paesi più sviluppati.

La carenza di talenti

C’è un grosso problema che incombe all’orizzonte per il settore digitale e tecnologico. La lotta attualmente in corso nella ricerca di talenti ha il potenziale di trasformarsi in una vera e propria crisi nei prossimi anni.

Secondo il rapporto «Future of Work – The Global Talent Crunch», la carenza di manodopera qualificata costerà 162,2 miliardi di dollari al settore della tecnologia, dei media e delle telecomunicazioni soltanto negli Stati Uniti.

Il problema non riguarda solo gli USA. Si prevede che entro il 2030 tutti i principali attori del mondo, ad eccezione dell’India, avranno una carenza di manodopera qualificata per un totale di 4,3 milioni di lavoratori.

Gli effetti della crisi avranno un impatto potenzialmente più ampio poiché ormai la tecnologia tocca tutti gli altri settori dell’economia, ergo la necessità di manodopera tecnologica specializzata non si limiterà al comparto tecnologico, poiché anche altre industrie avranno bisogno di questa forza lavoro specializzata.

Classifica dei leader mondiali nella competitività digitale

Per il secondo anno consecutivo, l’IMD World Competitiveness Center ha presentato una classifica dei paesi in base alla loro predisposizione allo studio e all’adozione di tecnologie digitali. I punteggi si basano su tre categorie: conoscenza, tecnologia e prospettive future.

Nella fattispecie, la ricerca esamina indicatori come la capacità di comprendere e sviluppare nuove tecnologie, l’apertura mentale dei leader del settore e la qualità della loro istruzione.

La seconda categoria di punteggio è interessata all’ambiente tecnologico che si è creato nei singoli paesi, analizzando la disponibilità di capitale per gli investimenti tecnologici e i vincoli normativi. Infine, viene esamina l’attitudine delle singole nazioni a sfruttare la trasformazione digitale. Ecco un’istantanea dei risultati per i primi dieci Paesi:

1 Stati Uniti d’America
2 Singapore
3 Svezia
4 Danimarca
5 Svizzera
6 Norvegia
7 Finlandia
8 Canada
9 Olanda
10 Regno Unito

Gli Stati Uniti guidano il gruppo grazie ai miglioramenti in termini di tecnologia e conoscenza. «Il primato deriva da una forte performance nella formazione dei dipendenti e da un aumento della quota di occupazione scientifica e tecnica», osserva il professor Arturo Bris, direttore del centro di competitività mondiale IMD.

Singapore ha perduto il primato: nonostante abbia il punteggio complessivo più elevato nelle categorie di conoscenza e tecnologia, il declino del paese nelle prospettive future ha portato al suo scivolamento in seconda posizione.

E l’Italia?

La situazione da noi è drammatica. Per competenze digitali siamo al quartultimo posto in Europa, dove precediamo soltanto Grecia, Bulgaria e Romania.

Come riportato dal Corriere della Sera, il PIAAC (l’indice delle competenze degli adulti) sentenzia che soltanto «il 3,3% degli adulti italiani raggiunge alti livelli di competenza linguistica e soltanto il 26,4% ha un livello buono», ciò significa che il 70% della popolazione non possiede competenze adeguate in lettura e scrittura, ovvero la base per intraprendere qualsivoglia tipologia di percorso professionale.

A cascata, gli effetti collaterali di un livello di impreparazione tanto elevato: a cominciare dalla percentuale di chi usa Internet (soltanto il 69%), i servizi di home banking (il 31%), e poi gli acquisti online, la lettura di quotidiani digitali e perfino l’ascolto di musica. Per non parlare dei servizi di e-government, utilizzati da un misero 13% della popolazione contro una media europea del 30%.

Le imprese: chi non si digitalizza non compete

Dalla medesima inchiesta di Milena Gabanelli emergono numeri a dir poco inquietanti: la percentuale delle PMI che vendono online è dell’8% (Spagna e Germania arrivano a 20 e 23%). A questo proposito, una ricerca del Centro Studi di Confindustria basata su rilevazioni Istat, dice che l’89% di un totale di 67mila piccole imprese manifatturiere comprese tra i 10 e i 49 addetti sono ancora analogiche o, nella migliore delle ipotesi, digitali incompiute.

Altro dato su cui è necessario agire immediatamente riguarda i lavoratori che quotidianamente utilizzano software da ufficio, che secondo la rilevazione sono solamente un quarto del totale.

Cosa serve per la trasformazione digitale?

L’impatto che i lavoratori di oggi sentiranno dipenderà interamente dal modo in cui il loro settore abbraccerà il cambiamento e preparerà i propri dipendenti per il futuro.

La trasformazione non può essere circoscritta al solo perimetro di competenza del singolo dipendente: o è totale o non è.

Aziende e istituzioni dovranno farsi carico di trasmettere il cambiamento ai loro dipendenti sostenendo quelli che potrebbero avere difficoltà e al tempo stesso valorizzando quelli più predisposti: il giusto mix di competenze all’interno dell’azienda sarà fondamentale per navigare con successo attraverso la trasformazione digitale.

Le competenze richieste potrebbero variare durante tutto il processo, quindi la massima priorità è essere attenti, agili e predisposti ai cambiamenti di rotta.

Il leader di un’azienda, dovrà avere la capacità di costruire un Team con le competenze giuste al momento giusto. Per farlo, dovrà fornire loro una formazione continua e costante, in modo che ogni singolo componente possa continuare a soddisfare le esigenze attuali e arrivare preparato alle sfide future che, è bene ricordare, sono sempre dietro l’angolo.
Ecco alcune delle migliori competenze identificate come cruciali in tutti i settori:

Cloud computing
Senza il cloud computing, ci può essere trasformazione digitale. Le risorse dinamiche e illimitate rese disponibili dal cloud rendono il cambiamento aziendale non soltanto possibile ma anche molto più facilmente praticabile. Più un’azienda abbraccia una filosofia di trasformazione digitale, più è probabile che ottenga il massimo beneficio dalle soluzioni cloud di cui si doterà.

Analytics
Con l’adozione di uno strumento adeguato, le aziende potranno comprendere da subito il comportamento dei propri clienti e prevedere meglio comportamenti e le tendenze future, in modo da poter pianificare per loro e iniziare ad attuare le modifiche necessarie alle proprie strategie. L’analisi degli analitycs aiuta anche a contenere i costi e a migliorare i risultati della propria comunicazione.

AI e Machine Learning
I sistemi possono migliorare i processi automaticamente attraverso l’esperienza e senza programmazione tramite l’apprendimento automatico. Questi tipi di programmi, che sono una forma di intelligenza artificiale, accedono e analizzano i dati per imparare da essi. Attualmente in Italia, poche aziende dispongono di professionisti IT qualificati in grado di implementare o supportare applicazioni di intelligenza artificiale e machine learning.

Gestione dei Clienti automatizzata
Tutte le aziende riconoscono il ruolo fondamentale che l’automazione di molte fasi del rapporto con i Clienti giochi un ruolo fondamentale nel processo di trasformazione digitale. Tuttavia, poche di loro ne tengono adeguatamente conto, non comprendendo che dotarsi di strumenti adeguati consente di ottimizzare i costi, migliorare il servizio e aumentare i guadagni.

Gestire il cambiamento

Il cloud computing, gli analytics, l’intelligenza artificiale e l’automazione hanno tutti il ​​potenziale per reinventare drasticamente il nostro modo di fare business. La trasformazione digitale è un nuovo tipo di gestione di un processo di cambiamento all’interno del quale le aziende sono alla costante ricerca di nuove strategie digitali da implementare.

Se farai in modo che le tue esigenze incrocino la strada con soluzioni adeguate, allora avrai colto il vero spirito della trasformazione digitale, mettendoti sulla carreggiata giusta. La tua capacità di riconoscere quel cambiamento e di comunicarlo efficacemente sarà un’abilità fondamentale. Il tuo Team ti seguirà, e quindi le tue capacità comunicative saranno messe alla prova mentre lavorerai per mantenere alta l’asticella del lavoro di squadra.

Competenze trasversali per aziende a prova di futuro

Pensiero creativo

La creatività non si limita agli sforzi artistici. Le persone creative spesso possono escogitare nuovi modi innovativi per affrontare un problema. Il processo creativo spesso comincia col calmare la parte analitica della mente, che a sua volta tenta di confutare la validità di un’idea.

Crea un ambiente in cui qualsiasi idea possa emergere, non importa se sia apparentemente impossibile. I pensatori creativi non hanno paura di correre rischi, generare molte idee in una sessione di brainstorming e analizzare quanto siano effettivamente buone. I creativi sono pensatori che hanno la capacità di unire due concetti apparentemente diversi facendone un’idea o una soluzione.

Pensiero critico

Dopo che le idee sono state generate, quello è il momento di invocare le tue facoltà di pensiero critico per cercare falle e punti deboli.

Ma il valore del pensiero critico non finisce qui. Sono necessarie analisi e sintesi dei dati per interpretarli e comprenderli, usando la ragione. È la chiave di volta per la risoluzione di problemi complessi e favorire il processo decisionale.

Intelligenza emotiva

L’intelligenza emotiva (EQ) è la capacità di identificare, comprendere e moderare le proprie emozioni e quelle degli altri. Si converge sempre più sulla teoria secondo cui l’EQ, più del QI, è un fattore chiave nel successo di una persona.

Le persone emotivamente intelligenti tendono a:

– Lavorare meglio in team
– Ascoltare
– Avere meno conflitti
– Essere più umani
– Avere una maggiore capacità di comunicare in modo efficace

Dato che il lavoro di squadra e la capacità di comunicare concetti complessi agli altri sono fattori molto importanti in una trasformazione digitale, è facile capire perché avere un EQ elevato sia una risorsa significativa.

Flessibilità e determinazione

Durante un periodo di transizione, probabilmente sembrerà abbastanza ovvio constatare che la flessibilità sia un’abilità necessaria. Tuttavia, vale la pena ribadire che la capacità di adattarsi a nuove realtà, di riorganizzarsi quando le cose non vanno secondo i piani e di rimanere impegnati di fronte a battute d’arresto sono qualità di cui hai bisogno e che dovresti cercare tra i membri del tuo team.

Tre considerazioni finali

1) Il panorama globale è in costante mutamento, è quindi fondamentale investire in formazione per sé e per tutto il Team affinché possiamo affrontare con consapevolezza le sfide che, attenzione, non sono di domani, ma di oggi.

2) Di pari passo con la consapevolezza viaggia l’azione: se non mettiamo in pratica ciò che le regole d’ingaggio del nostro tempo c’impongono, siamo fritti. Un esempio? Pensate a Blockbuster e Netflix. Dotarvi degli strumenti adeguati per competere inizialmente significherà non vanificare tutti gli sforzi che compongono il mosaico della vostra attività e un istante dopo vi consentirà di fare la differenza conquistando più clienti e gestendoli con facilità.

3) Per questo è necessario affidarsi a professionisti di comprovata competenza in grado di accompagnare le aziende in questo processo, reso ancora più importante dalla pandemia.

Written By

è consulente di marketing strategico, keynote speaker e docente di branding e marketing digitale all’International Academy of Tourism and Hospitality. È stato inviato di «Vanity Fair» negli Stati Uniti per seguire Donald Trump, a Kiev per la campagna elettorale di Zelensky, collabora con diversi media ed è autore di 10 libri. Nel 2016, per promuovere la versione inglese de Il Predestinato ha inventato la sua finta candidatura alle primarie repubblicane sotto le mentite spoglie del protagonista del romanzo, il giovane Congressman Alex Anderson. Una case history di cui si sono occupati i principali network di tutto il mondo.

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