Immaginate Totti che vince il campionato da allenatore della sua Roma, oppure Maldini o Del Piero fare lo stesso con Milan e Juventus. Per tifosi e appassionati sarebbe poesia pura, soprattutto di questi tempi.
Ebbene, ieri Giacomo “Jack” Gattuso ha fatto la stessa identica cosa vincendo il campionato di serie C sulla panchina del Como, squadra della sua città in cui ha militato sin dalle giovanili diventandone capitano, anzi, “il Capitano”.
Dalla curva al campo, insomma. Una storia di calcio di provincia, quella di Jack, a malapena sfiorata dai riflettori dei media mainstream, sempre stramaledettamente impegnati a stare dietro al calcio “che conta”: quello delle superleghe, dei supergiocatori, dei superallenatori, dei superprocuratori, e dei superstipendi, interessato solo al vil denaro e ormai distante anni luce dalla purezza dei bambini che, ovunque nel mondo, inseguono un pallone sognando di diventare campioni.
Eppure l’impresa di Mister Gattuso è un vero e proprio inno al calcio perché condensa epica, sentimenti e valori sportivi intrecciandoli con gli incroci che solo questo sport riesce a regalare. Elementi dinnanzi ai quali poco importa se il risultato è la vittoria di un campionato di serie C o dello Scudetto, poiché a contare dev’essere l’esempio di un uomo capace di realizzare il proprio sogno senza mai scendere a compromessi con i suoi valori con la sua professionalità, nemmeno contro il suo Como.
«Nel 2005 venni promosso allenatore del Novara per l’ultima di campionato e per i playout. E chi ti incontro ai playout? Il Como. Difficile spiegare come stavo. All’andata, al mio ingresso in campo per il riscaldamento, la curva inneggiò al mio nome, e io andai sotto al settore per salutare, con i giocatori del Novara che mi guardavano un po’ così. Vincemmo, ma nulla a che vedere con le emozioni del ritorno. Sapevo già che a fine gara sarei stato distrutto. O retrocedeva il Novara o retrocedeva il Como. Alla fine retrocesse il Como, ero imbambolato e non sapevo nemmeno dove andare, ero in trance. Mi complimentavo con i miei ma la testa mi ronzava. Poi mi incamminai verso la curva dei tifosi del Como, nemmeno potendo immaginare la reazione della gente. Partì il coro “c’è solo un Capitano” e scoppiai in lacrime.» 1
A distanza di 16 anni, sempre dopo essere diventato allenatore in corsa, Giacomo Gattuso ha rimesso la chiesa al centro del villaggio riportando il suo Como in serie B. Il bello del calcio, verrebbe da dire. «Un’emozione incredibile e indescrivibile, è il giorno più bello della mia vita», ha dichiarato ieri alla fine di una partita a cui è mancata soltanto la curva sotto cui, stavolta, andare a piangere lacrime di gioia.
Vivaddio in tempi difficili come i nostri esistono storie come quella di Giacomo “Jack” Gattuso: raccontiamole e teniamocele strette, perché valgono più di 10 palloni d’oro.
1 Gattuso Story:«Prima tifoso e poi il resto», di Nicola Nenci per La Provincia del 17 dicembre 2020