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POLITICA USA

Sleepy Joe si addormenta col gas

È risaputa l’abilità con cui Donald Trump conia soprannomi per dileggiare gli avversari.

E anche Joe Biden, per ovvie ragioni, non poteva sfuggire a questo “privilegio”.

Nel recente passato a pagare dazio, sfruttando la strategia delle battute dai toni sempre più accesi ed esasperati, è stata Hillary Clinton (con epilogo scontato).

Con un messaggio lanciato sul social più amato, Twitter, Trump ha annunciato, solo poche ore fa, di aver firmato un ordine per proteggere il “fracking” (e parallelamente le industrie petrolifere e del gas), precisando che si è trattata di una precisa scelta, maturata nell’ottica di difendere «posti di lavoro e l’indipendenza energetica americana».

L’annuncio è stato condito dal solito sberleffo nei confronti dello sfidante “dem” definito “Sleepy Joe” (che potremmo gentilmente tradurre in “Joe l’addormentato”), un politico, scrive Trump, «che vorrebbe vietare il fracking e distruggere posti di lavoro».

Trump è un giocatore nuovo di questo “sport”, decisamente fuori dagli schemi, eppure in grado – con successo – di parlare alla pancia del Paese.

Una tattica che si è rivelata utile per superare le resistenze manifestate, a più riprese, da una parte consistente del tessuto produttivo americano.

Sia inteso, non parliamo solo della frustrata middle class, ma soprattutto della working class, la parte più fragile e annaspante della società americana, quella che non si è mai vergognata delle mani nere e del viso sporco di carbone. Quella che non si è vergognata, per capirci, nemmeno di votare Trump.

È il caso, per esempio, della West Virginia, territorio che un tempo strizzava l’occhio all’Asinello.

Qui Trump, senza usare giri di parole, ha fatto breccia nei cuori di molti lavoratori, sfruttando a proprio vantaggio le scelte filoambientaliste di Obama inquadrate nell’ottica di diminuire le emissioni. Per questo motivo, già nel 2016, tre lavoratori su quattro, votarono per Trump.

D’altra parte, nelle contee più povere, una volta enclavi dem, non c’è tempo per coltivare le proteste del movimento Black Lives Matter, perché a far paura­­­­ non è la violenza della polizia, ma la disoccupazione.

E proprio dove il futuro è più ricco d’incertezza e preoccupazione che Trump ridefinisce gli spazi d’intervento politico, grazie a un abile – e a quanto pare apprezzato­­­­ – rilancio dei temi più caldi con cui è in grado di sobillare e mobilitare larghi settori dell’elettorato repubblicano.

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