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Politica

Quota 100 e Reddito di Cittadinanza: game over (parte seconda)

Non è strano che Giuseppe Conte abbia appena annunciato di voler riformare dalle fondamenta Quota 100 e Reddito di cittadinanza, due misure che il suo stesso governo aveva trionfalmente varato nel gennaio 2019? Che cosa non ha funzionato? Dopo la prima puntata su «Quota 100, ecco il bilancio (anch’esso fallimentare) sul Rdc.

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Non è strano che Giuseppe Conte abbia appena annunciato di voler riformare dalle fondamenta Quota 100 e Reddito di cittadinanza, due misure che il suo stesso governo aveva trionfalmente varato nel gennaio 2019? Che cosa non ha funzionato? Dopo la prima puntata su «Quota 100, ecco il bilancio (anch’esso fallimentare) sul Rdc.

Alle origini del Reddito di cittadinanza

Il Reddito di cittadinanza è un sussidio di povertà, fino a un massimo 780 euro mensili e per una durata massima di 18 mesi (ma rinnovabile dopo un’interruzione di un mese), che dovrebbe incentivare la ricerca di lavoro. Da sempre proposta-bandiera grillina, il Rdc è legge dal 28 gennaio 2019 con lo stesso decreto n° 4 che ha introdotto Quota 100, ma è entrato concretamente in vigore dal successivo 1° aprile.

Primo obiettivo del Rdc era «contrastare la povertà», ma avrebbe dovuto favorire anche l’occupazione: è destinato infatti a persone indigenti (dal single con reddito mensile sotto i 780 euro fino a famiglie numerose, con redditi sotto la soglia Isee), a condizione che i percettori considerati «abili al lavoro», in certi casi dopo un percorso di formazione, accettino almeno una delle 3 successive proposte di occupazione presentate loro dai Centri per l’impiego nell’arco di 12 mesi.

Secondo Luigi Di Maio, ministro grillino del Lavoro nel primo governo Conte e primo fautore del Rdc, in tre anni il sussidio avrebbe potuto/dovuto essere chiesto da circa 5 milioni di italiani. L’Inps e l’Istat, più prudentemente, stimavano rispettivamente 2,4 milioni e 2,7 milioni di potenziali percettori.

Quanto ai costi del Rdc, la legge di Bilancio per il 2019 aveva stanziato poco più di 20 miliardi per il triennio che si sarebbe concluso a fine 2021.

Nel 2019 (da aprile a dicembre) si stimava una spesa di 5,6 miliardi, che sarebbero poi saliti a 7,1 nel 2020 e a 7,4 nel 2021.

Un bilancio sul Rdc: i numeri effettivi e i costi reali

In base ai dati dell’Osservatorio Inps sul Reddito di cittadinanza, aggiornati all’8 settembre 2020, i nuclei (singoli o famiglie) percettori del Rdc sono 1,2 milioni (erano 967mila alla fine del 2019) per un totale di quasi 3,2 persone, oltre 2 milioni delle quali residenti nelle Regioni del Sud o nelle isole. L’importo medio mensile versato nel 2020 è stato di 569 euro (era stato di 527 euro nel 2019).

Il primo settembre 2020 l’Anpal, l’Agenzia nazionale delle politiche attive da cui dipendono i Centri per l’Impiego, ha comunicato che «su 1.048.610 percettori del Rdc ritenuti idonei al lavoro (quindi meno di un terzo sul totale dei beneficiari), quelli che hanno accettato un’occupazione sono 196.046»: quindi in cambio del Rdc lavora soltanto il 18,7% degli idonei e addirittura il 6% dei percettori.

Del resto, sempre secondo l’Anpal, a fine luglio soltanto 775mila beneficiari di Rdc (il 57,8%) avevano ricevuto la prima convocazione dai Centri per l’impiego, ricevendo in quell’occasione la prima offerta concreta di un’ occupazione.

Un vero fallimento sono stati i circa 3mila Navigator, che il governo Conte 1 nell’estate 2019 aveva assunto a tempo determinato per 2 anni (a un costo di 27.339 euro lordi l’anno, più 300 euro lordi al mese di rimborso trasferte) proprio per affiancare i Centri per l’impiego nelle assunzioni: i Navigator avrebbero dovuto garantire la consegna delle proposte di formazione e di lavoro all’intera platea dei percettori, ma fino allo scorso luglio sono riusciti a presentarne solamente 220.048.

Proprio come è accaduto per Quota 100, anche il Rdc sembra avere prodotto una spesa inferiore al previsto. Secondo i dati ufficiali dell’Inps, dall’aprile al dicembre 2019 il Rdc è costato poco meno di 3,9 miliardi; la cifra è cresciuta poi a 4,7 miliardi negli otto mesi dal gennaio all’agosto 2020.

In totale, quindi, fin qui il Rdc è costato 8-9 miliardi. Alla cifra vanno però aggiunti gli oltre 2 miliardi impiegati nel potenziamento dei Centri per l’impiego, costato 1,2 miliardi tra 2019 e 2020 (e si prevedono altri 400 milioni nel 2021) e nell’assunzione dei 3mila Navigator per i 2 anni, costati più di 1 miliardo tra 2019 e 2021. Insomma, si tratta di 10-11 miliardi. Non si sa bene quale sia la spesa per la struttura informatica.

Un bilancio sul Rdc: i risultati fin qui, e che cosa potrebbe cambiare

Il deludente risultato declassa di fatto il Rdc a mero (e costoso) sussidio di povertà: non è servito né a riqualificare i disoccupati, né a creare nuovo lavoro. Forse sarebbe stato meglio conservare il reddito d’inclusione, varato dai governi di centrosinistra: aveva gli stessi risultati (e favoriva gli stessi abusi), ma almeno costava molto meno. Per di più, il Corriere della Sera in un’inchiesta pubblicata il 27 settembre ha verificato che molti beneficiari del Rdc vanno in realtà a ingrossare il mercato nero del lavoro: incassano il sussidio e poi si offrono a salario ridotto a operatori senza scrupoli.

Giorno dopo giorno, poi, si continua a scoprire che hanno accesso al Rdc molti ex terroristi e mafiosi, che per legge dovrebbero essere esclusi dal sussidio, come i condannati per truffa ai danni dello Stato e per altri gravi reati. Gli ultimi 3 episodi sono emersi il 29 settembre: ad Agrigento 69 indagati, tra cui pregiudicati di mafia, avrebbero incassato 300mila euro di Rdc; a Catania avrebbero ottenuto il sussidio altri 5 mafiosi; a Pescara altri 14 pregiudicati avrebbero addirittura ricevuto 95mila euro mentre erano in carcere. È anche per tutto questo che il 29 settembre lo stesso Luigi Di Maio ha ammesso che «serve un tagliando».

Le lacune nei controlli, peraltro, erano note già all’inizio del 2019, quando l’Inps di Tito Boeri e la Guardia di finanza, candidamente, ammettevano l’impossibilità di compiere verifiche su tutti i richiedenti. Nessuno oggi sa quanti siano i soggetti denunciati per abusi sul Rdc, ma si stima siano almeno 20mila.

E ora che codsa accadrà? Conte ha chiesto a Paola Pisano, ministro della Digitalizzazione della Pa (M5s), d’istituire l’ennesima task-force: lo scopo è rendere finalmente operativo il sistema informatico (in realtà ancora da realizzare) che all’interno del sistema del Rdc avrebbe dovuto fare incontrare domanda e offerta di lavoro in tutta Italia.

Per aumentare le proposte di occupazione, si prevedono anche incentivi per le imprese che s’iscrivono al sistema. Altri due obiettivi dichiarati dal governo: accrescere i controlli e rendere più difficile rifiutare il lavoro e mantenere il Rdc. Ma questi sembrano gli annunci più difficili da rendere concreti…

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