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POLITICA USA

Il virus dei democratici americani è socialista e si chiama Bernie

Le notizie dal Nevada sono due

La prima riguarda la schiacciante vittoria di Bernie Sanders nei caucus con il 46.84% dei voti quando i risultati sono al 96.19%. La seconda notizia riguarda la differenza con l’Iowa, dove siamo ancora in attesa dei risultati definitivi a seguito dell’ultimo riconteggio richiesto proprio dal senatore del Vermont.

In  Nevada, a differenza dei caucus precedenti, nessuna catastrofica App è stata utilizzata. I risultati sono stati trasmessi sia tramite telefono che attraverso Google Documenti. A quasi 48 ore dall’inizio dei vari caucus, infatti, manca poco meno del 4% dei risultati per confermare la vittoria di Sanders a discapito di tutti gli altri contendenti, compreso Joe Biden, fermo al 20.42% e, forse, unico a tenere botta.

Sabato 29, in South Carolina – famosa per Gaffney, la città di Frank Underwood – l’ex Vicepresidente si gioca la penultima carta prima del Super Tuesday: il sostegno da parte degli afroamericani. In Nevada Sanders ha tenuto, posizionandosi in seconda posizione in questa speciale classifica redatta per gli entrance poll – i sondaggi prima dei risultati reali – ma, in South Carolina la percentuale di afroamericani e una eventuale seconda posizione potrebbe non bastare a Sanders per vincere.

Pochi giorni dopo, però, si voterà sia in California che in Texas – in totale saranno 15 fra stati e territori le partite fra primarie e caucus –, ben 643 delegati in palio. In quattro giorni avremo ritiri, nuovi endorsement, nuovi sondaggi e un quadro che potrebbe consegnare una duplice soluzione: strada spianata a Sanders o una sfida testa a testa – Sanders contro Biden (in alternativa, seppur difficile, l’indiziato numero uno sarebbe Mike Bloomberg) – che, nella peggiore delle ipotesi, porterebbe ad una Convention contestata.

Delle due, l’una. E, l’ultima, sarebbe un ulteriore vantaggio per Donald Trump.

Written By

Consulente di marketing digitale, docente alla IATH Academy, è autore di 9 libri. È stato inviato di Vanity Fair alle elezioni USA dopo aver fatto il giro del mondo come Alex Anderson, il candidato fake alle presidenziali americane del 2016.

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