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Innovazione

Il presidente dei giovani innovatori: serve maggiore digitalizzazione

Impresa, politica, formazione: l’innovazione abbraccia tutti i settori della società e, se sostenuta nel modo giusto, può portare benefici per tutti. Sposando questa idea è nata Angi, Associazione nazionale dei giovani innovatori. Si tratta della prima organizzazione non profit creata per sensibilizzare gli attori del “sistema Italia” sul valore del digitale.

«Non ci limitiamo a campagne di informazione, ma elaboriamo proposte concerete per sostenere i giovani imprenditori nei lo progetti», spiega a Orwell.live Gabriele Ferrieri, presidente di Angi: «Attraverso corsi di formazione e la partecipazione a tavoli tecnici vogliamo incoraggiare un cambiamento, del quale noi italiani potremmo esserne i leader».
Rispetto ad altri Paesi europei, le imprese italiane risultano più indietro nella modernizzazione dei processi produttivi ma Ferrieri, e tutta l’Associazione, intendono scommettere sul nostro Paese, tanto che, di recente, hanno consegnato nelle mani del Ministro del’innovazione, il “Manifesto dei giovani innovatori”.

Quali sono i contenuti di questo “Manifesto”?

«Il testo rappresenta un decalogo di proposte che si rivolge ai partiti politici, al mondo della pubblica amministrazione, a Comuni e Regioni con l’obiettivo di porre l’accento sullo sviluppo digitale in Italia. La modernizzazione sarà la leva del progresso nel prossimo futuro».

Da parte della politica che riscontri avete avuto?

«Rispetto al passato in questi ultimi due anni c’è stata più attenzione da parte di chi fa le leggi. Il nostro Manifesto è stato firmato dall’Intergruppo innovazione del Parlamento e per noi si tratta di un grande risultato, dato che siamo riusciti a superare gli steccati dei partiti in nome dell’innovazione».

Parlando di giovani non si può tralasciare l’istruzione e l’Università. Qual è il suo giudizio sul nostro sistema formativo?

«Mancano le competenze per emergere nel mondo del lavoro, che non è più lo stesso rispetto a qualche anno fa. Occorre aggiornare il metodo didattico per renderlo funzionale alla formazione delle future generazioni».

Da decenni si parla di semplificazione della Pubblica amministrazione, però si è fatto ancora poco.

«Occorre smuovere la macchina burocratica per facilitare la vita anche a noi imprenditori. Almeno nelle intenzioni il Progetto Italia 2025 è un ottimo punto di partenza. Ci auguriamo possa funzionare».

Alle imprese che cosa manca per essere competitive sul mercato?  

«A parte le grandi imprese, sono soprattutto quelle piccole e medie che faticano ad accedere al credito. Si tratta di una difficoltà non da poco e che penalizza il sistema delle start-up italiane. Confrontandole con quelle degli altri Paesi il fatturato è minore e oltre il 90% di loro chiudono nel giro di pochi anni».

I talenti in Italia ci sono?

«Certo, con l’ultima edizione dell’Oscar abbiamo premiato 26 aziende guidate da giovani che si sono impegnate in diversi settori della tecnologia: dall’agricoltura all’industria».

Il problema allora rimangono le opportunità. Lei crede davvero che ci siano?

«Sì. Da sempre il Made in Italy rappresenta l’eccellenza nel mondo. Se si rispettano le nostre tradizioni apportando soluzioni innovative noi italiani potremmo diventare leader nella trasformazione digitale».

Cosa consiglierebbe a un giovane che vuole aprire un’attività?

«Innanzitutto, di credere nelle proprie capacità e di impegnarsi per raggiungere i propri obiettivi. Poi consiglierei di fare esperienza di studio o lavoro anche all’estero, ma di rimanere legato al proprio Paese».

 

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è consulente di marketing strategico, keynote speaker e docente di branding e marketing digitale all’International Academy of Tourism and Hospitality. È stato inviato di «Vanity Fair» negli Stati Uniti per seguire Donald Trump, a Kiev per la campagna elettorale di Zelensky, collabora con diversi media ed è autore di 10 libri. Nel 2016, per promuovere la versione inglese de Il Predestinato ha inventato la sua finta candidatura alle primarie repubblicane sotto le mentite spoglie del protagonista del romanzo, il giovane Congressman Alex Anderson. Una case history di cui si sono occupati i principali network di tutto il mondo.

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