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Cultura

È Manuel Bortuzzo la nostra “Persona dell’Anno 2019”

Autentico e per questo luminoso, come uno specchio capace di riflettere esternamente la propria bellezza interiore, facendone dono a questo mondo impazzito nel quale la vacuità ha preso il posto della sostanza, l’egoismo ha sostituito il comune sentire e i social hanno soppresso buona parte della nostra voglia di stare insieme.

Atleta, amico, fidanzato, figlio, ragazzo. Questo è Manuel Bortuzzo, un classe ’99 che il 2 febbraio del 2019 avrebbe potuto morire e, invece, è nato un’altra volta. Se chiudo gli occhi e ripenso alla sua storia visualizzo tre flash: lui che balla “I migliori anni della nostra vita” stringendo forte la sua Martina, lui che si accascia a terra dopo che quello stramaledetto proiettile lo colpisce alla schiena, lui che prepara lo zaino per tornare in piscina. «Potrà sembrare strano, ma il momento più emozionante è stato preparare lo zaino: riprendere le mie cose mi ha fatto capire che ero ancora io, che non ero cambiato poi così tanto», racconta nel suo libro, che non a caso ha scelto d’intitolare “Rinascere”.

Così, l’altro giorno, poco prima che ci sentissimo per quest’intervista, avevo quei tre momenti che continuavano a lavorarmi in testa, come se stessero cercando di comunicarmi qualcosa. Poi, il suono della voce di Manuel fu come l’interruttore che mi consentì di switchare, focalizzandomi subito sulla grandissima forza di questo giovane uomo.

Mentre leggevo del tuo ritorno in vasca ho provato a immedesimarmi in te per immaginare cosa pensassi mentre nuotavi per la prima volta dopo “quella notte” (così Manuel definisce nel libro la sera del 2 febbraio, ndr)…

A tutto e niente, ho vissuto quelle mie bracciate in una sorta di stato confusionale: nel giro di un secondo ho rivisto il film della mia carriera e ho pensato che la piscina era il mio punto di partenza, esattamente come lo fu quando ero un bambino impaurito.

Sai Manuel, il modo in cui hai reagito a una simile tragedia ha fatto di te un esempio positivo, ahinoi al giorno d’oggi uno dei pochi in circolazione, soprattutto tra i tuoi coetanei. Ti ci ritrovi?

 All’inizio non ho vissuto molto questa cosa, nel senso che ci ho messo un po’ a realizzare che ero diventato un punto di riferimento per molta gente. Adesso posso dire che la vivo con serenità perché so che devo solo essere me stesso, quindi mi viene facile. Ora faccio davvero quello che voglio e mi piace pensare che anche tra qualche anno la gente continuerà a volermi bene.

La copertina speciale che abbiamo voluto dedicare a Manuel

Certo, rimanere noi stessi anche quando ci piomba addosso la popolarità è tra le sfide più difficili, ma sentendoti parlare si percepisce che sei strutturato, anche dal punto di vista familiare. Questo credo che sia l’antidoto migliore a tutte le tentazioni, o no?

 Assolutamente, è grazie alla mia famiglia se oggi sono così. Pensa che in questi mesi ho ricevuto molte proposte anche per diventare “influencer” e utilizzare i miei social per pubblicizzare prodotti o altro, ma io non faccio nulla di tutto questo perché sono quello di prima: sul mio profilo pubblico come facevo prima, e semmai scrivo per condividere ciò che vivo e dare voce a chi si immedesima in me. Tutti hanno vissuto storie brutte, ma pochi hanno la possibilità di condividere con tanta gente le proprie emozioni.

Onestamente più ti ascolto e più mi viene difficile farti domande, nel senso che ti lascerei andare a ruota libera per ore. C’è qualcosa di particolare che vorresti dire ai nostri lettori?

Certamente: dico sempre che la vita è il dono migliore che abbiamo e che non vale la pena pensare troppo a quello che abbiamo o alle cose che ci sono successe. Dobbiamo vivere e basta. Ciò che veramente importa sono i valori e gli affetti principali, fermi restando quelli possiamo davvero porci qualsiasi obiettivo, magari provando noi per primi a sconfiggere l’odio con l’amore.

Audrey Hepburn pronunciò una frase meravigliosa: “Nothing is impossible, the word itself says I’m possible!”. Cosa significa, per te, sfidare l’impossibile?

Arrivare alla fine essendo consapevoli di aver dato veramente tutto, che è l’unico modo per non vivere nel rimpianto.

Intanto, nello zaino di Manuel si sono accumulate diverse cose: quel che gli serve per nuotare, l’amore dei suoi cari, l’affetto di tanta gente e la consapevolezza che nemmeno “quella notte” può impedire al sole di risorgere e che, quindi, i migliori anni della sua vita sono quelli che ha davanti. A cominciare da questo 2020 nuovo di zecca, cha inauguriamo nel migliore dei modi, ovvero dedicando questa copertina speciale a chi, secondo noi, la merita più di chiunque altro.

 

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è consulente di marketing strategico, keynote speaker e docente di branding e marketing digitale all’International Academy of Tourism and Hospitality. È stato inviato di «Vanity Fair» negli Stati Uniti per seguire Donald Trump, a Kiev per la campagna elettorale di Zelensky, collabora con diversi media ed è autore di 10 libri. Nel 2016, per promuovere la versione inglese de Il Predestinato ha inventato la sua finta candidatura alle primarie repubblicane sotto le mentite spoglie del protagonista del romanzo, il giovane Congressman Alex Anderson. Una case history di cui si sono occupati i principali network di tutto il mondo.

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