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Salvini e le fake news

«Salvini ha vinto con le fake news, sarà sconfitto dalla realtà» scrive Renzi sulla sua pagina Facebook. Pagina che conta 1,1 milioni di followers contro i 3,6 di Salvini.
Il “Capitano”, con la media record di 10 pubblicazioni al giorno, condivide post di ogni tipo. Fra dirette, ringraziamenti per i risultati ottenuti e selfie durante uno dei suoi innumerevoli comizi, il leader leghista riesce a creare un engagement senza eguali.

A partire dalla punteggiatura tutto è minuziosamente calibrato e persegue un unico obiettivo: far sì che nessun post passi inosservato. Bene o male, l’importante è che se ne parli? Sicuramente, ma è altrettanto sicuro che la strategia di Salvini non sia basata solo sul creare rumore per acquisire notorietà. Ogni evento spartiacque della storia necessita di tempo per essere riconosciuto come tale, ma non sarebbe così strano se, fra qualche anno, la politica italiana potesse essere divisa in pre e post Salvini.

Da sempre la politica è stata basata su concetti espressi in modo volutamente complicato e utilizzati come scudo nei confronti del popolo. La retorica di Salvini è ugualmente studiata, ma persegue l’obiettivo opposto: scendere dal piedistallo sul quale i politici si sono sempre posti rispetto al loro elettorato. Il Capitano parla con i suoi follower con un bicchiere di vino, pane e salame, infondendo un senso di familiarità in chi lo segue: un atteggiamento ben lontano da quello di qualunque altro personaggio politico. Così l’immagine del politico subisce un cambiamento radicale.

I dati di cui si avvale? Non è importante che siano reali, ciò che importa sono i pochi giudizi espressi e ripetuti fino all’esasperazione con voce profonda e decisa. Molti dei suoi post mirano a stereotipare alcune categorie sociali, con uno sforzo ossessivo per non cadere nei loghi comuni con cui la realtà viene interpretata dai media mainstream. Da qui a ipotizzare l’utilizzo di “fake news” per raggiungere risultati elettorali ce ne passa: chiunque potrebbe diffondere fake news, ma non vincerebbe le elezioni. Salvini suscita emozioni forti e viscerali, interpreta i bisogni delle persone e risponde dicendo loro esattamente ciò che vogliono sentirsi dire che non è forse sempre una verità oggettiva, ma è ciò che fa sentire “Salvini uno di noi” come quasi sempre commentano i suoi follower.

 

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