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Datagate, lettera aperta a Matteo Renzi

Presidente Renzi, stavo per inviarle un tweet, ma ho subito realizzato che 140 caratteri non sarebbero stati sufficienti. No, non le scrivo per dirle la mia in merito a Jobs Act o al Patto del Nazareno, ma per domandarle cosa ne pensa di un argomento che, ahinoi, dalle nostre parti non suscita l’interesse che invece meriterebbe, ovvero lo scandalo Datagate.

Mi rivolgo a lei per diverse ragioni. Anzitutto – ovviamente – nella sua veste di Presidente del Consiglio e poi perché ha trentanove anni, e di conseguenza una formazione – forse sarebbe meglio chiamarla know how – che le fornisce gli strumenti necessari per comprendere l’essenza della questione, in ogni sua sfaccettatura.

Personalmente, sono stato immediatamente colpito dalla realtà emersa dalle rivelazioni di Edward Snowden portate alla luce dal premio Pulitzer Glenn Greenwald; volevo capire, io per primo, innanzitutto. Così qualche mese fa cominciai a trascorrere buona parte del mio (poco) tempo libero a raccogliere materiale, leggere articoli e ascoltare le diverse opinioni che infiammavano il dibattito oltreoceano.

Snowden è un eroe moderno o un semplice traditore? L’attività spionistica messa in atto dal governo statunitense per mano della National Security Agency – il cui motto è “raccogliere tutto il raccoglibile” – è realmente finalizzata alla tutela della sicurezza nazionale, oppure è una palese limitazione della nostra libertà individuale?

Interrogativi non di poco conto, soprattutto per chi, come me, ha sempre sostenuto che la tutela della sicurezza debba stare in cima alla scala delle priorità per chiunque si assuma l’onere e l’onore di governare. Con il passare dei giorni ed il susseguirsi delle notizie, però, quella che si stagliava sempre più nitida dinnanzi ai nostri occhi, era la fotografia di una verità ben diversa e assai più amara.

Fu così che un bel giorno decisi di condividere questa riflessione facendone il perno centrale della storia del mio ultimo romanzo. Morale della favola, da quando è uscito, ogni giorno ricevo testimonianze di amiche ed amici che, dopo averlo letto, mi domandano dove stia il confine tra la realtà e la mia immaginazione, e sono increduli quando realizzano che, tra la fiction e gli “effetti speciali” di cui è composta la trama, vi sia una realtà pressoché inconfutabile: siamo tutti intercettati, o quantomeno o intercettabili; il che fa poca differenza.

Appurato ciò, le questioni che vorrei porle sono le seguenti:

1) Da alcuni dei documenti ufficiali divulgati da Snowden, si evince che solamente una piccolissima parte delle intercettazioni effettuate dalla NSA sarebbe effettivamente finalizzata ad attività di antiterrorismo. Non crede che il potere che il Patriot Act conferisce alla National Security Agency sia spropositato e, di conseguenza, l’invasione della nostra privacy ingiustificata?

2) Come ammesso dallo stesso Obama nel corso di una conferenza stampa, gli Stati Uniti spiano regolarmente i capi di Stato di tutto il Mondo, «per conoscere le loro intenzioni». Diversi verbali stilati da addetti dell’NSA attestano che i contenuti di tali intercettazioni vengono utilizzati dagli Usa per “orientare” – ovviamente a loro favore – le trattative con gli altri paesi, tra cui i loro partners, quindi anche noi. Insomma, gli piace vincere facile. Questa consapevolezza non la inquieta?

Do per scontato che abbia letto 1984, il capolavoro di Orwell. Ebbene, lo scandalo Datagate è uno di quei casi che ci portano a constatare quanto la realtà sia in grado di superare l’immaginazione, o quantomeno di avvicinarla parecchio. Nel mio romanzo racconto la storia di Alex Anderson, un giovane Congressmen americano che in molti indicano come il cavallo su cui i repubblicani sono pronti a scommettere per riprendersi la Casa Bianca nel dopo Obama. Egli, resosi conto che lo Stato considera smartphone, computers e carte di credito alla stregua di «porte spalancate, nelle quali ci limitiamo ad entrare», vede crollare molte delle sue certezze, e si domanda se sia giusto che “la più grande democrazia del Mondo” tenga sotto controllo i movimenti di ogni singolo cittadino. Come dicevo prima, se è impossibile che la NSA ci intercetti tutti contemporaneamente, è anche vero che la semplice consapevolezza di poter essere intercettate, basta e avanza per condizionare il comportamento delle persone divenendo, di fatto, una limitazione della libertà individuale.

Tutti noi abbiamo ancora negli occhi le tragiche immagini degli attentati dell’11 settembre del 2001, così come quelli di Londra, Madrid e Boston, per non parlare delle atrocità messe in atto dai sanguinari terroristi dell’Isis: ferme restando la difesa della sicurezza tout court, la lotta – senza se e senza ma – alla minaccia (ahinoi concreta) costituita dal fondamentalismo islamico, e la centralità di un nostro rapporto privilegiato con un alleato fondamentale quali sono e devono continuare ad essere gli Stati Uniti, quella che vorrei conoscere da lei, anzi da te, non è la posizione del Governo, ma la tua. D’altra parte, prima ancora che il Capo del Governo, sei un marito, un padre nonché un Cittadino Italiano; in cuor tuo, lasceresti veramente che i nostri figli crescano in una contesto a libertà limitata, nel quale debbano perfino avere paura di esprimere la propria opinione?

 

 

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è consulente di marketing strategico, keynote speaker e docente di branding e marketing digitale all’International Academy of Tourism and Hospitality. È stato inviato di «Vanity Fair» negli Stati Uniti per seguire Donald Trump, a Kiev per la campagna elettorale di Zelensky, collabora con diversi media ed è autore di 10 libri. Nel 2016, per promuovere la versione inglese de Il Predestinato ha inventato la sua finta candidatura alle primarie repubblicane sotto le mentite spoglie del protagonista del romanzo, il giovane Congressman Alex Anderson. Una case history di cui si sono occupati i principali network di tutto il mondo.

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