Lasciamo stare le pinzellacchere. Lasciamo stare che muovendosi all’unisono come i tre moschettieri, o come le tre Parche dell’Antica Grecia, le tre agenzie di rating – prima Moody’s poi Standard & Poors, infine Fitch, quelle con potere di vita e di morte sui portafogli di uomini e Stati- abbiano declassato il debito pubblico italiano ad un passo dal Junk, dal livello spazzatura. E cioè una roba tipo Pil a –8/- 9%, debito enorme tra il 153 e il 156% che non ci consentirebbe, di fatto, di emettere titoli di Stato e spingerebbe gli investitori stranieri a voltarsi dall’altra parte. Lasciamo stare.
Lasciamo perdere anche i paroloni: Outlook, downgrade influenzato dal lockdown, rating BBB non investment grade. Termini che riempiono il lessico della Finanza e ci fanno sentire, oltre che dal Coronavirus, dall’ignoranza, cavernicoli economici. No. Veniamo alla ciccia.
Siamo nella palta fino al collo, con 2 milioni di aziende che rischiano di saltare, le banche che bloccano i prestiti del Governo e circa 6 milioni di disoccupati all’orizzonte (ora sono 2,5 milioni). Sicché, dato che lo Stato italiano latita, la domanda è: quando arrivano i soldi dall’Europa?
Certo uno dice: quali soldi? Siate più precisi! Quelli del fondo Sure: fino a 100 miliardi di euro per i disoccupati (roba copiata dai tedeschi)? O quelli del programma della Banca Europea degli investimenti – 200 miliardi-; o il denaro del Peep, il fondo da 750 miliardi per le pandemie, o il nuovo Qe da 120 miliardi?
