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Interviste

Nascita di Forza Italia: le immagini dei “provini” del 1994

Riprendiamo l’intervista a Sergio Gaddi da dove ci siamo lasciati ieri, ovvero dal racconto di una fase storica e innovativa al tempo stesso, perché oltre a mutare radicalmente quello che oramai sembrava il naturale corso degli eventi – ovvero la vittoria della “gioiosa macchina da guerra” guidata da Achille Occhetto – sovvertì per sempre i codici della comunicazione politica, introducendo principi come l’utilizzo “professionale” della televisione, ma anche quello della personalizzazione dei partiti. Insomma, nulla fu come prima, dopo l’avvento di Berlusconi.

Torniamo alla tua esperienza, avevi altri compiti oltre a quello di formatore video?

Dopo il celebre messaggio agli italiani della discesa in campo di Berlusconi, che ebbe un effetto dirompente su tutte le televisioni, fui mandato in diverse città a presentare e spiegare il programma di Forza Italia, che ovviamente nessuno conosceva ancora nel dettaglio.

Qual era il clima che si respirava intorno a voi? In fondo stavate facendo qualcosa che andava completamente fuori dagli schemi.

Sono stati mesi irripetibili, pionieristici e di straordinaria creatività. A fronte di un prevedibile scetticismo iniziale, più passavano i giorni e più cresceva una curiosità fiduciosa verso il progetto di Forza Italia. Ricordo l’assedio costante dei giornalisti davanti alla sede di Viale Isonzo, che non avevano la minima idea di cosa stava succedendo lì dentro.

Insomma, percepivate di essere i protagonisti di qualcosa che avrebbe cambiato la storia.

All’inizio sembrava una follia. L’entusiasmo era enorme e si lavorava senza risparmio, spinti dall’energia inarrivabile di Berlusconi. Ma ad essere sinceri nessuno poteva immaginare quel risultato storico.

Un’impresa che ha ispirato decine di libri e, recentemente, anche la serie televisiva intitolata 1992, il cui protagonista è Leonardo Notte, il pubblicitario di Fininvest (interpretato da Stefano Accorsi) che prima di tutti ebbe l’intuizione della “discesa in campo” di Berlusconi. Tu che hai vissuto quell’esperienza direttamente, sai dirci se un personaggio simile a quello sia veramente esistito?

Direi di no, perché l’idea di dare vita a Forza Italia e decidere di “scendere in campo” in prima persona è solo di Berlusconi, che peraltro è stato messo in guardia dagli amici più stretti, e non certo di qualche collaboratore. Forza Italia è Silvio Berlusconi, al punto che, come scrissi un po’ provocatoriamente sul Giornale, il partito potrebbe tranquillamente chiamarsi col suo nome. Pensando ai suoi grandi collaboratori del passato, mettono tristezza le mezze figure di oggi che cercano di impedire che Berlusconi faccia Berlusconi. Lo vorrebbero notaio, ragioniere, amministratore di un consenso che cala solo quando smette di essere veramente se stesso. Detto questo, la serie televisiva è molto realistica e, a mio parere, rappresenta molto bene il clima di quel periodo.

Però è innegabile che certi atteggiamenti di Berlusconi abbiano irrimediabilmente sporcato la sua storia, oltre che quella del Paese.

Prima di dare giudizi bisogna ricordare lo scenario politico del 1994. Dopo il referendum di Segni, l’allora segretario del Pds Achille Occhetto si sentiva già il vincitore designato, e tutto era pronto perché l’Italia finisse nelle mani della sinistra. Ma avevano fatto i conti senza l’oste visionario Berlusconi, che realizzò quello che nessuno poteva immaginare. La vittoria del 1994 non gli venne mai perdonata, e l’ininterrotta persecuzione giudiziaria per 25 anni ne è la prova più evidente. Perciò il giudizio finale lo darà la storia, e non è serio mescolare il merito politico con le opinioni moraleggianti sulla sua vita privata. Parafrasando la vicenda sul piano calcistico Berlusconi è come Maradona, un talento assoluto che non può essere ingabbiato in categorie ragionieristiche.

(continua)

Written By

Consulente di marketing digitale, docente alla IATH Academy, è autore di 9 libri. È stato inviato di Vanity Fair alle elezioni USA dopo aver fatto il giro del mondo come Alex Anderson, il candidato fake alle presidenziali americane del 2016.

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